DR. NICOLINO CALABRESE – NAC DENTISTI

Igiene Orale & Prevenzione

Un’igiene orale quotidiana corretta contribuisce alla salute di denti e gengive ed è la miglior forma di prevenzione della maggior parte delle patologie e dei disturbi del cavo orale.

Un’igiene orale accurata contribuisce inoltre a far durare più a lungo le cure effettuate dal dentista.

Alitosi

A causare l’alito cattivo – la maggior parte delle volte – sono le patologie orali, come carie, presenza di tasche paradontali, gengiviti, affollamento dentale. Alla base di questi problemi vi è sempre l’accumulo batterico, dovuto a placca e tartaro.

Le più comuni cause di alitosi sono:

  • PARODONTITE:
    La Parodontite è una malattia infiammatoria multifattoriale, causata dalla placca batterica. Tra I sintomi più comuni della Parodontite ci sono il sanguinamento gengivale e l’alitosi (= “cattivo alito”). La Parodontite comporta la progressiva perdita di osso alveolare e, se non adeguatamente trattata, può portare alla perdita dei denti.
    Cosa fare: visita specialistica (Dentista, Parodontologo, Igienista)
  • SCARSA IDRATAZIONE: 
    Bere poca acqua durante la giornata riduce la produzione di saliva e causa secchezza delle mucose orali. Questa deidratazione può causare alitosi perché l’assenza di un “tampone” come la saliva favorisce la moltiplicazione della flora batterica orale.
    Cosa fare: tenere sempre a portata di mano una bottiglia (riutilizzabile) d’acqua e cercare di consumarne almeno 2l/die.
  • DIETA RICCA DI PROTEINE:
    Spesso, limitando il consumo di carboidrati, si finisce per consumare più proteine e grassi. Questo provoca la sovra-produzione di cataboliti detti “chetoni”: tra questi, l’acetone può causare alitosi, dando all’alito un caratteristico odore di frutta o di rimuovi-smalto.
    Cosa fare: contattare il proprio Medico.
  • DIABETE: 
    Il Diabete è causato da una produzione insufficiente o totalmente assente dell’ormone insulina, responsabile del metabolismo del glucosio. Se il corpo non ricava la sua energia dal glucosio, comincia ad usare i grassi, producendo cataboliti detti “chetoni”. L’accumulo di chetoni può diventare tossico per l’organismo.
    Cosa fare: contattare il proprio Medico.
  • MEDICINE:
    Molte medicine prescritte abitualmente per il trattamento di varie condizioni patologiche (es.: anti-ipertensivi, anti-depressivi, diuretici, anti-istaminici, pillole per dormire), diminuendo la produzione di saliva, causano secchezza delle mucose orali.
    Cosa fare: controllare gli effetti collaterasli delle medicine assunte, aumentare il consumo giornaliero di acqua, contattare il proprio Medico.
  • CAFFE’: 
    Il caffè contiene caffeina. L’eccessivo consumo di caffeina può diminuire la produzione di saliva, favorendo la secchezza delle mucose orali (es.: lingua & guance) e la proliferazione di alcune specie batteriche.
    Cosa fare: prediligere tè, bere acqua dopo il caffè, consumare chewing-gum (senza zucchero).
  • RUSSAMENTO NOTTURNO: 
    Una leggera alitosi la mattina al risveglio può considerarsi normale poiché quando dormiamo la produzione di saliva naturalmente diminuisce. Il russamento (come le apnee notturne), portando a respirare con la bocca anziché con il naso, favorisce la secchezza delle mucose orali e, quindi, la moltiplicazione dei batteri orali durante la notte.
    Cosa fare: contattare il proprio Medico.
  • SALTARE I PASTI:
    Digiunare o, semplicemente, non mangiare regolarmente diminuisce la naturale produzione di saliva e, pertanto, favorisce la secchezza delle mucose orali e la moltiplicazione batterica.
    Cosa fare: tenere sempre a portata di mano una bottiglia (riutilizzabile) d’acqua e cercare di consumarne almeno 2l/die.
  • TABACCO:
    Oltre alla Parodontite (causa “per se” di alitosi), alle inestetiche macchie dentali e alle alterazioni del senso del gusto, il consumo abituale di tabacco provoca alitosi.
    Cosa fare: cercare di smettere di fumare (eventualmente, cercare aiuto specialistico)
  • ALCOOL:
    L’alcool è un diuretico e contribuisce alla deidratazione delle mucose orali diminuendo la produzione di saliva. Inoltre, l’alcool può causare reflusso acido che, ovviamente, non produce un buon odore in bocca.
    Cosa fare: limitare il consumo settimanale di alcolici.
  • STRESS: 
    Sembra ci sia una connessione tra Parodontite e stress psico-fisico. Inoltre, è ben noto come lo stress pussa influire su molte delle cause sopra elencate (es.: deidratazione, consumo di tabacco/alcool, igiene orale insufficiente, pasti e sonno irregolari).
    Cosa fare: rimanere idratati, tecniche per la gestione dello stress

Sensibilità dentinale

Con il miglioramento dei livelli d’igiene orale, nel mondo occidentale l’incidenza della carie dentale sta diminuendo mentre quella della sensibilità dentinale è in aumento. Infatti, la recessione delle gengive può essere provocata non solo da problemi parodontali ma anche da uno spazzolamento dentale incorretto (es.: troppo vigoroso o effettuato con strumenti e/o tecniche traumatici). Le gengive, ritraendosi, lasciano esposte all’ambiente orale le superfici delle radici dentali, formate dalla dentina che non possiede le caratteristiche di resistenza dello smalto (FIG.1). Solitamente, la sensibilità dentinale si manifesta come un dolore acuto, localizzato a un dente o diffuso su più elementi, di rapida insorgenza e di breve durata. La sensibilità dentinale si può manifestare in relazione a stimoli di varia natura: termici (es.: cibi e bevande freddi), meccanici (es.: spazzolamento dentale, FIG.2) e chimici (es.: frutta).

L’intensità dello stimolo dolorifico varia notevolmente da un individuo all’altro e sembra avere una componente psicologica. Talvolta, si possono anche avere periodi di temporanea esacerbazione nello stesso individuo. Da studi sperimentali su animali appare che anche uno stato infiammatorio cronico della polpa dentale, dovuto a carie, sovraccarico masticatorio o semplice accumulo di placca sulla superficie radicolare, sia in grado di provocare sensibilità dentinale.

La sensibilità dentinale può rappresentare un problema di difficile gestione nei pazienti affetti da Parodontite in cui, a causa della perdita di osso alveolare, la superficie radicolare esposta è considerevole (FIG.5). In questi soggetti, la sensibilità dentinale si acuisce classicamente dopo alcuni tipi di trattamento periodici (es.: rimozione del tartaro sopra- o sotto-gengivale) ma soprattutto dopo procedure di chirurgia parodontale. In alcuni casi, il discomfort può essere tale da impedire l’esecuzione delle quotidiane procedure d’igiene orale (FIG.6) e quindi da compromettere la guarigione.

Talvolta, una sensibilità dentinale d’intensità e caratteristiche variabili appare dopo trattamenti di “sbiancamento dentale”, indipendentemente dalla tecnica adottata (FIG.7). Questo aumento della sensibilità dentinale ha solitamente carattere transitorio e tende a risolversi spontaneamente nel giro di poche settimane.

Fig.7

Sono oggi in presenti sul mercato vari prodotti per il trattamento topico domiciliare della sensibilità dentinale (es.: dentifrici, collutori, gel).  Innumerevoli sono gli agenti a effetto astringente e/o coagulante contenuti in queste preparazioni: nitrato di potassio, cloruro di stronzio, monofluorofosfato di fluoro, idrossido di calcio, ossalato di potassio, fluoruro stannoso, etc. Solitamente, il loro comune meccanismo d’azione si basa su un’obliterazione meccanica dei tubuli dentinali aperti. Tutti questi prodotti mostrano per lo più un’efficacia limitata nel tempo: la loro applicazione deve essere ripetuta più volte (talvolta dal dentista, FIG.8) per periodi di tempo anche lunghi (mesi).

Fig.8

La sensibilità dentinale può rappresentare un problema di difficile gestione per il paziente e per il dentista: in casi estremi (es.: discomfort tale da impedire le normali manovre di igiene orale), si può addirittura rendere necessario il trattamento canalare (=”devitalizzazione”) elettivo dell’elemento dentale affetto (FIG.9 e 10).